Il 22 giugno 2024, dopo cinque anni, il Lazio Pride torna a Frosinone.
Pride, Amore, Famiglia
Rivendichiamo la lotta per il riconoscimento di tutte le persone lesbiche, gay, bisex, trans, intersessuali, delle soggettività non binarie e gender non conforming.
Dopo il successo del Pride del 2019 torniamo a colorare la nostra città.
In questi ultimi 5 anni abbiamo raccolto la sfida di contesti troppo spesso lasciati in silenzio, di voci con cui abbiamo costruito percorsi di lotta contro tutte le discriminazioni. Abbiamo incontrato i territori della provincia di Frosinone, abbiamo ascoltato storie diverse, supportato giovanə LGBTQIA+, ci siamo impegnatə nel dare voce a chi per troppo tempo è rimasto ai margini, dentro un isolamento sociale e culturale che non possiamo più lasciare inascoltato.
Vivere all’interno di un contesto provinciale spesso giudicante e legato ad una visione esclusiva e patriarcale di sessualità e famiglia, si traduce in una rinuncia forzata a nominarsi, dirsi ed uscire fuori. Talvolta si traduce nella scelta forzata di andare a vivere altrove. Una dinamica che si aggrava ulteriormente per le giovani persone LGBTQIA+ e le persone trans e non binarie, le quali si trovano a combattere non solo per la propria identità ma anche per il fondamentale diritto di esistere liberamente, senza temere altre violenze o discriminazioni. Noi stiamo provando ad invertire questa tendenza.
Conosciamo le situazioni di profonda solitudine e marginalità che quotidianamente spezzano i sogni di ragazzə, che rivelano malessere e un profondo senso di inadeguatezza che costituiscono la più grande evidenza di un abbandono, quello della società, della politica e delle istituzioni, a tutti i livelli.
Per questo ritornare a Frosinone per noi significa ribadire che abbiamo smesso di restare in silenzio, di restare nascostə, che non vivremo più nella paura di essere solə.
Noi Esistiamo e Restiamo, anche in provincia.
Dove la paura e il pregiudizio alimentano episodi di violenza e discriminazione omolesbobitransfobico, c’e bisogno di tornare e ribadire che siamo comunità, siamo famiglia.
Per questo: Pride, Amore, Famiglia!
Lo slogan:
Pride: è rivolta, è visibilità, è orgoglio.
Amore: è rispetto e amore di se stessi e verso gli altri.
Famiglia: il Pride celebra l’essere comunità, la famiglia elettiva che ci siamo sceltə.
La visibilità è lotta quotidiana. Le persone LGBTQIA+ a Frosinone esistono e resistono quotidianamente e per questo il 22 giugno ci troverete per le strade della città con i nostri vissuti, i nostri colori, i nostri corpi.
Per urlare a gran voce che vogliamo una città che si-cura di tutte le persone che la abitano, capace di riconoscere e valorizzare le diversità, attraverso percorsi culturali e politici che abbiamo iniziato a costruire con tutte quelle realtà di questo territorio che si riconoscono nella lotta per il riconoscimento di tutte le soggettività.
Lottiamo contro ogni forma di oppressione, contrastiamo i pregiudizi e le disuguaglianze. Ci battiamo contro una società che tramite il capitalismo sfrenato ha puntato sull’individualità, sull’isolamento, sull’io rispetto al noi facendo perdere la cognizione, invece, di quanto sia importante essere comunità
Cosa vogliamo
La comunità LGBTQIA+ del Lazio è una delle più numerose in questo paese. Siamo orgogliosamente lesbiche, gay, bisex, trans, intersex, gender non conforming e soggettività non binarie, ma anche eterosessuali che sostengono la causa LGBTQIA+. Siamo sieropositivə e siero coinvoltə, siamo genitori LGBTQIA+ e figlə di genitori LGBTQIA+. Siamo persone che lottano da anni per vedere riconosciute le proprie relazioni affettive. Siamo giovanə che resistono anche nelle province dove ancora c’è tanto lavoro e tanto da spendersi per costruire una società libera dall’oppressione. Siamo sex worker. Siamo migrantə. Siamo persone in lotta per l’autodeterminazione, dei corpi, delle identità, ma anche dei popoli.
Ad anni di distanza dall’ottenimento della legge sulle unioni civili, chiediamo che venga riconosciuto il matrimonio egualitario, come già accaduto in molti Paesi europei ed extraeuropei. Lottiamo contro il fascismo, tutti i fascismi, e contro ogni regime totalitario. Siamo orgogliosamente antifascistə.
Siamo antirazzistə.
Siamo laici e laiche e ci spendiamo ogni giorno contro sessismo e misoginia. Contro chi vuole decidere delle nostre vite e dei nostri corpi.
I casi di violenza, fisica e verbale, di matrice omolesbobitransfobica sono in aumento, soprattutto tra i giovani, ancor più nelle province dove troppo spesso denunciare è ancora difficile. L’ultimo rapporto pubblicato da Ilga Europe fa scivolare l’Italia ancora più in basso, agli ultimi posti tra i Paesi che hanno adottato misure di contrasto ai crimini d’odio nei confronti delle persone LGBTQIA+, più vicina ai Paesi più arretrati che a quelli che hanno fatto delle politiche LGBTQIA+ un esempio in Europa e nel mondo. Siamo di fronte a dati allarmanti e sconfortanti per un Paese che si dichiara democratico, e che troppo spesso calpesta la nostra dignità.
Educare al rispetto delle differenze è lottare contro l’eteronormatività dominante, che alimenta pregiudizi e stereotipi, soprattutto verso le nuove generazioni.
Lo vediamo quotidianamente, anche attraverso l’impegno costante nelle scuole, dove il nostro attivismo, si fa strada non senza difficoltà. Ma non è abbastanza.
Chiediamo che venga emanata una legge che contrasti l’omofobia, la lesbofobia, la transfobia, la bifobia. Una legge che dica no all’odio contro le persone LGBTQIA+, un odio che non è e mai sarà un’opinione e che invece è sistemico; una legge che sostenga le vittime e che aiuti a prevenire e contrastare l’omolesbobitransfobia. Una legge per le persone e non un ostaggio della politica che plaude al suo affossamento.
Chiediamo una legge contro le terapie di conversione, una pratica barbara, lesiva della dignità e del benessere psico-fisico delle persone LGBTQIA+. Sosteniamo le mobilitazioni che a livello nazionale ed europeo si sono messe in campo e ribadiamo che non siamo mai state e mai saremo persone malate che vanno curate o reindirizzate verso un’eteronormatività forzata.
Il tempo in cui viviamo non ammette più alcun rinvio, perché l’odio corre veloce non solo nella società ma anche sul web e nelle sedi istituzionali si legittimano stigma e pregiudizi legati alla nostra comunità. Nessun compromesso è più accettabile. Dietro quella legge, dietro quelle offese, dietro quell’odio, ci siamo noi, persone LGBTQIA+.
C’è poi la paura del coming out. Il prezzo è ancora troppo alto: allontanamento dalla famiglia, perdita del lavoro, delle amiche, degli amici. Tutte situazioni che abbiamo visto e toccato negli anni in provincia di Frosinone e che abbiamo affrontato anche grazie al lavoro minuzioso e attento dello sportello LGBTQIA+. Il coming out deve essere una scelta: quella di condurre la propria vita alla luce del sole. E noi vogliamo vivere tutti i colori della felicità. Abbattiamo i pregiudizi che negano alle persone trans, gender non-conforming, non binarie, il diritto a un’esistenza libera da discriminazioni, stigma e pregiudizio. Essere una persona trans non è una malattia, non lo è mai stato. Per questo chiediamo la semplificazione del percorso di affermazione di genere e la piena depatologizzazione dell’esperienza trans come previsto a livello internazionale. Chiediamo che si guardi ai modelli più avanzati, come quelli di Malta, Spagna e Germania. Diciamo no a percorsi di medicalizzazione forzata e chiediamo la garanzia e la tutela dell’accesso al lavoro, il contrasto dello stereotipo negativo e dell’informazione distorta proposta dai media; ci impegniamo affinché il numero di scuole secondarie che hanno adottato la carriera “Alias” aumentino, permettendo l’adozione di uno strumento di dignità vero le persone trans e non binarie.
Libertà è rispetto dei corpi. Poniamo fine alle violenze agite sulle persone intersessuali, costrette a subire interventi invasivi fin dalla tenera età; la persona deve essere libera di autodeterminarsi affinché la sua natura non sia limitata dall’imposizione di un concetto repressivo quale è il binarismo di genere.
Vogliamo decidere dei nostri corpi senza che altri lo facciano per noi. Altri troppo spesso eterosessuali e cisgender, per lo più uomini. Come accaduto con la commissione che dovrà decidere dei percorsi di affermazione di genere in Italia. Per questo siamo statə e saremo al fianco di chi ha manifestato davanti la sede dell’AIFA.
Chiediamo che le persone ‘sex workers’ siano libere di decidere per sè stesse; senza mettere in alcun modo in discussione il contrasto netto ad ogni forma di tratta, sfruttamento e schiavitù. Rifuggiamo l’atteggiamento paternalistico che sovrappone necessariamente le vittime di tratta e le persone sex workers che si autodeterminano. Pretendiamo il contrasto di ogni forma di illegalità ma, allo stesso modo, chiediamo diritti, tutele e autodeterminazione piena per chi sceglie il sex work.
Vogliamo l’attivazione di campagne di informazione circa le infezioni a trasmissione sessuale anche nelle scuole, partendo da una educazione socio-sessuo-affettiva che punti al superamento dello stigma sociale che colpisce le persone in HIV o in AIDS. Percorsi di formazione e sensibilizzazione rivolti al personale medico e paramedico sul rapporto medico-paziente quando il loro lavoro incontra le persone LGBTQIA+. Tale percorso di formazione e sensibilizzazione è consigliato anche a professionistə della salute mentale (counselor, psicologə). Vogliamo che il tema della liberazione sessuale e dell’abbattimento dello stigma diventi prioritario nel dibattito pubblico e politico, a partire dalle scuole.
Chiediamo una maggiore presenza di presidi per effettuare il test dell’HIV, per gli/le adolescentə, oggi in balia di una scarsa educazione sulle tematiche inerenti le Infezioni Sessualmente Trasmissibili (IST), frutto di una sottocultura promossa da uno stato sociale inefficiente e troppo spesso assente.
La Prep oggi è finalmente gratuita e faremo in modo che diventi uno strumento sempre più conosciuto e accessibile per le giovani persone anche nelle province e non solo nelle grandi città.
Il movimento delle donne ha attraversato ogni contesto sociale; una rivoluzione culturale che ha permesso di sceglierci ogni giorno, così come siamo, contrastando i limiti imposti dal patriarcato. Oggi assistiamo a un attacco costante alla dignità delle donne, ai loro vissuti. Forme di etero sessismo si legano a una cultura che vuole la donna relegata al ruolo di cura. Madre e simbolo del focolare domestico. Contro la cultura del patriarcato e una visione dell’universo femminile come ancella del capitale maschile, dobbiamo difendere la scelta consapevole che le donne portano con loro stesse quando decidono di ricorrere all’aborto e quando compiono scelte che ne autodeterminano i percorsi. Ci troviamo di fronte ad una destra che vuole impedire il ricorso all’IVG, un fatto che impone la difesa del diritto all’aborto, senza dimenticare che serve una nuova legge che garantisca effettivamente un aborto libero, sicuro e legale per tutte le persone gestanti. L’obiezione di coscienza è pratica ancora troppo diffusa: per questo chiediamo che venga istituito un monitoraggio costante e apposite linee guida perché l’accesso all’Ivg rimanga libero e gratuito e non ostaggio di improvvide scelte legislative. Lotteremo per riappropriarci degli spazi della salute, affinché i gruppi, i movimenti e le associazioni no-choice smettano di occupare consultori e ospedali riportandoli ad essere luoghi laici. Contrasteremo il fenomeno della migrazione sanitaria che colpisce, ad esempio, le persone che vogliono ricorrere all’IVG poiché nel proprio territorio, di fatto, è impossibile accedervi.
Non un passo indietro sulle conquiste ottenute dal femminismo, una parola che oggi è sempre più plurale, intersezionale. Le differenze vanno nominate e attraversate:
Siamo transfemminist!
Assumiamo la lotta contro la violenza sulle donne, tutte le donne anche quelle trans, come fossimo un unico corpo. Mai sole! Saremo sempre al fianco dei centri antiviolenza nel chiedere senza sosta l’attuazione di politiche adeguate per il contrasto alla violenza di genere. Chiediamo una legge sul consenso sessuale, perché solo Sì è Sì!
Ci spendiamo ogni giorno per un’accoglienza diffusa, che si traduce con il mutualismo e saremo sempre dalla parte di chi fugge dalle guerre e da condizioni di povertà. Siamo migranti LGBTQIA+ che rischiano ogni giorno la propria vita per colpa di uno Stato sociale assente; siamo persone razzializzate che hanno una storia. Sovvertiamo i piani di chi ancora oggi ci riconosce come cittadini e cittadine di serie B, di chi crede che la normalità risieda nella cultura della sopraffazione, dell’odio. Chiediamo un impegno per la tutela delle persone migranti LGBTQIA+ in fuga da Paesi dove rischiano la vita per il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. Migrare non è un reato, è un fenomeno sociale e umano, e come tale va riconosciuto. Per questo occorre smantellare il sistema di gestione del fenomeno migratorio fondato sulla criminalizzazione dei corpi razzializzati. Crediamo che il diritto all’autodeterminazione non sia solo quello legato alle persone ed ai corpi ma anche quello dei popoli. Per questo chiediamo un cessate il fuoco immediato in Palestina e il riconoscimento delle decisioni internazionali che vedono in “due popoli e due Stati” il primo passo essenziale per ricostruire la pace e il rispetto in un territorio dilaniato da troppi anni.
Uno stato che si professa laico è uno stato che non lascia indietro nessunə. Laicità è rispetto delle differenze e dei principi di uguaglianza e non discriminazione.
Serve una nuova legge sulla cittadinanza, perché chi nasce in Italia deve essere cittadinə con pieno riconoscimento della dignità e pieni diritti.
Non esiste una ed una sola famiglia, esistono LE famiglie, una rivoluzione plurale. Chiediamo che i nostri figli e le nostre figlie, presenti e futuri, vengano riconosciutə e tutelatə da uno Stato in grado di assicurare pari diritti e dignità. I percorsi di genitorialità sono plurali e devono mantenere al centro la tutela di tutte le persone coinvolte. Vogliamo poter decidere dei nostri corpi anche quando si parla di gestazione per altri, attraverso un confronto che guardi ai modelli virtuosi, come quello del Canada, e rifugga scelte di propaganda come quella del reato universale pur mantenendo il punto fermo che nessuna speculazione o sfruttamento del corpo gestante possa mai essere ammesso. È necessaria una riforma della legge 40; l’accesso alle tecniche di PMA deve essere consentito a tutte le donne. Alle donne single e alle coppie lesbiche.
Chiediamo a gran voce l’adozione piena per tuttə. Anche per le persone single e senza alcun tipo di barriera o discriminazione per orientamento sessuale o identità di genere.
Chiediamo che la genitorialità non diventi un manifesto politico, ma una scelta che rispetti la parte del mondo che vogliamo rappresentare: contro il rafforzamento di una visione globalizzata a tutti i costi.
Riteniamo fondamentale “l’adozione piena e legittimante” per i bambini e le bambine che già vivono in una famiglia con due genitori dello stesso sesso, e che consenta il riconoscimento alla nascita da parte di entrambi i genitori. Come già detto, servono processi più snelli per l’adozione per garantire l’imparzialità e l’interesse de minorə, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere delle persone richiedenti insieme a leggi che permettano il riconoscimento delle famiglie LGBTQIA+, sia per nascita sia per adozione, senza necessità di matrimonio o di unione civile.
Le persone con disabilità devono percepirsi ed essere percepite non più come bisognose di assistenzialismo, cure mediche e protezione sociale, ma espressione di diritti, capaci di prendere decisioni per la propria vita basate sul consenso libero e informato, e di essere parte attiva della società. Per fare questo serve anche una legge nazionale che le difenda dai crescenti fenomeni di abilismo. Inoltre, vogliamo vincere il tabù della sessualità delle persone disabili; vogliamo porci nella dimensione di un ascolto attento e capace di dare significato al tema dell’assistenza sessuale, che non deve essere una concessione, ma un riconoscimento della dignità della persona.
Dobbiamo sostenere anche le seconde generazioni di famiglie straniere che spesso trovano nella cultura familiare e dei propri Paesi d’origine un ostacolo alla piena realizzazione di sé anche in termini di libertà nel proprio orientamento sessuale e/o identità di genere. Per loro spesso le associazioni sono un porto sicuro nel quale rifugiarsi.
Vogliamo un impegno chiaro e più fondi per le Case rifugio. Le persone LGBTQIA+ ancora oggi subiscono violenza istituzionale, dalla magistratura, dalle forze dell’ordine, dai consulenti tecnici d’ufficio, e in tutti i luoghi dove persistono pregiudizi e stereotipi di genere. Tra le criticità pesa la formazione inadeguata che non permette di riconoscere la violenza e di distinguerla dal conflitto. Vogliamo spazi sicuri e chiediamo il rafforzamento e la garanzia dei centri antidiscriminazione e delle case rifugio presenti sul territorio nazionale, affinché le persone LGBTQIA+ abbiano a disposizione tutele, spazi di prevenzione e contrasto all’omolesbotransbifobia e accesso ai servizi essenziali.
Vogliamo che lo sport sia inclusivo per tuttə, senza discriminazioni o barriere. Per questo chiediamo che a livello agonistico e non, vengano abolite le distinzioni che tengono conto esclusivamente del rigido binarismo di genere che non permette alle persone trans, non binay e gender non-conforming di poter accedere alle competizioni. Chiediamo spazi sicuri e inclusivi per tutte le soggettività.
Chiediamo maggiori tutele per le persone LGBTQIA+ in stato di privazione della libertà personale. In particolare per le persone trans, non binarie e gender non-conforming, che vivono la discriminazione aggiuntiva di non essere riconosciutə. Servono spazi e luoghi adeguati in ogni istituto di detenzione capaci di assicurare il pieno rispetto del corpo, dell’identità e dell’orientamento sessuale.
Siamo, anche, antispecistə perché siamo davvero contro ogni forma di oppressione.
Siamo e saremo sempre dalla parte di chi soffre.
No alla guerra, sì alla pace. No alle armi, sì al welfare.
Saremo una sola voce nel gridare: stop al genocidio palestinese.
Con questo spirito lanciamo il Lazio Pride 2024 a Frosinone.
Un grande momento di visibilità collettiva per la battaglia di tuttə verso il raggiungimento della parità dei diritti, delle libertà, delle opportunità. Attraverso la visibilità e la resistenza dei nostri corpi, delle nostre identità, delle nostre storie e della dignità di ognunə di noi, vogliamo costruire una provincia per le persone LGBTQIA+ e continuare un percorso di confronto e incontro fra tutte le soggettività presenti sul territorio.
Chiediamo alle associazioni, ai movimenti, ai collettivi, ai sindacati, alla rete degli studenti, alle forze politiche ed in generale a tutti e tutte di aderire al Lazio Pride a Frosinone e rilanciare l’impegno per una società più giusta e più equa, dove nessunə si senta esclusə. Per farlo insieme, perché insieme siamo più fortə.
Perché il Pride fa bene a tutta la società e non solo alla comunità LGBTQIA+.
Il Pride Libera Tuttə!
Il Pride è Orgoglio e Visibilità.
Il Pride è Amore, è Famiglia.