Documento Politico 2017

L’AMORE NON SI ODIA

documento politico Lazio Pride 2017

Il 24 giugno 2017 la comunità arcobaleno di Latina e del Lazio porterà in piazza il proprio orgoglio, colorando la città, senza paura e con coraggio, per mostrare la propria fierezza.

Dopo anni di silenzio nel 2016 è partito il cammino del Lazio Pride, volto a dare voce e rappresentanza alla comunità LGBTI (Lesbiche, Gay, Bisex, Trans e Intersex) a Latina e nel Lazio. Pronta a raccogliere le istanze di chi è rimasto per molto tempo isolato, come in tante città del Lazio.

Da parte nostra, conosciamo bene quali difficoltà incontrano le persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali a vivere pacificamente la propria condizione all’interno di un contesto provinciale spesso bigotto e legato ad una obsoleta ed esclusiva visione di sessualità e famiglia.

La decisione di organizzare un Pride a Latina si inserisce con le finalità dell’Onda Pride e con il perseguimento degli obiettivi dei Pride in Italia e all’estero, con la speranza che diventino la nuova frontiera del movimento LGBTI italiano: attenzione alle realtà locali, molto più sensibili all’odio omotransfobico e all’isolamento, creazione di una rete di supporto e scambio interregionale e di maggiore unità nel percorso verso l’acquisizione dei diritti, per il quale il Pride si qualifica come regionale sotto la dicitura di Lazio Pride.

Lo slogan.

E proprio in ottica internazionale il Lazio Pride ha adottato lo slogan L’Amore Non Si Odia, lanciato dopo aver preso notizia dei campi di concentramento in Cecenia. Gli orrori che stanno accadendo in Cecenia, ma anche in tante altre realtà dove le persone LGBTI vivono ancora in condizioni di reato, non possono lasciarci indifferenti. Siamo coinvolti e coinvolte seppure i nostri governi sembrano non esserlo. La dittatura atroce e le politiche repressive della Russia ci riportano indietro e sono pochi ancora quelli che si oppongono. Nel nostro essere esclusi noi includiamo, accogliamo. Chi scappa da regimi, luoghi di guerra o da paesi che non garantiscono una vita dignitosa per tutti, deve essere semplicemente aiutato. Accoglienza, empatia e integrazione per abbattere i confini fisici e mentali. Chiediamo che le rifugiate e rifugiati vengano accolti e che vengano aiutati nell’integrazione, che le istituzioni facciano qualcosa di concreto e che non ci siano solo sgomberi e che aiuti concreti ed onesti arrivino a destinazione. Il nostro territorio è costituito da una miriade di piccole comunità di diverse religioni e provenienze, che troppo spesso vengono osteggiati, esclusi dalla società e al contempo sfruttati. Siamo qui anche per quelle donne e quegli uomini che ogni anno per pochi euro l’ora perdono la vita nei nostri campi. La loro colpa è semplicemente quella di essere dei diversi, provenienti da un altrove di cui abbiamo inspiegabilmente paura.

Chi siamo.

La popolazione LGBTI del Lazio è una delle più numerose d’Italia a livello regionale. Siamo oltre mezzo milione di persone che hanno voglia di esprimere la propria identità con coraggio e determinazione. Inseriti in qualsiasi contesto sociale, a Latina, in provincia e nel resto del Lazio, siamo donne, uomini, trans e intersex che vogliono far sentire la propria voce.

Lesbiche, gay, bisex, trans, intersex, ma anche eterosessuali che sostengono la causa LGBTI. Siamo sieropositivi/e e siero coinvolti/e, siamo genitori LGBTI e figli di genitori LGBTI. Siamo coppie che lottano da anni per vedere riconosciuto il proprio legame affettivo fino al vincolo del matrimonio, senza che sia esclusivo solo per le persone eterosessuali. Siamo persone con il diritto di voler adottare e di veder riconosciuta la propria genitorialità Siamo vittime di discriminazione e apparteniamo a qualsiasi classe sociale, trasversali e orgogliosi/e di quello che siamo.

Guardiamo e ci ispiriamo sempre verso il cambiamento, seguendo i passi degli attivisti e delle attiviste del movimento LGBTI internazionale ed italiano che in passato, partendo dai Moti di Stonewall, hanno dato la vita e voce alle nostre speranze.

Siamo contro il fascismo e ogni regime totalitario. Siamo antispecisti e antirazzisti. Siamo laici e laiche e combattiamo ogni giorno contro il sessismo.

Cosa vogliamo

I casi di violenza, fisica e verbale, di matrice omofobica sono in crescente aumento. Entriamo nelle scuole ogni giorno per sensibilizzare, per portare la cultura della diversità al nostro futuro. Miglioriamo le generazioni future educandole all’accettazione, all’empatia e all’amore. Questo non è abbastanza, deve essere emanata una legge che protegga dall’omofobia, dalla bifobia, dalla lesbofobia e dalla transfobia.

La paura del coming out non è una semplice paranoia, il prezzo sembra essere alto: perdita della famiglia, perdita del lavoro, perdita degli amici. Il coming out però non è questo. Coming out è vivere felicemente la propria vita alla luce del sole.

Abbattiamo i pregiudizi che negano a persone transessuali e transgender di vivere una vita serena. Chiediamo la possibilità e la semplificazione del procedimento di rettifica di attribuzione anagrafica di genere prima e oltre l’intervento chirurgico di riassegnazione dei caratteri sessuali, la possibilità di accesso anche per le persone transgender immigrate, la garanzia e la tutela dell’accesso al lavoro, la difesa e il contrasto da atti di violenza transfobica, il contrasto dello stereotipo negativo e dell’informazione distorta proposta dai media, l’estensione a tutte le università della possibilità del doppio libretto (carriera “Alias”) per le persone transgender per la tutela della privacy e della dignità e per la difesa dalle molestie morali già in fase di immatricolazione.

Libertà e rispetto dei corpi. Per le persone intersessuali chiediamo che vengano fermate le violenze medicalmente eseguite in tenera età e che l’individuo sia libero di autodeterminarsi, che la sua natura non sia limitata dall’imposizione di un concetto bigotto e repressivo che è il binarismo di genere.

Vogliamo l’attivazione di campagne di informazione sulle infezioni da HIV e sulle infezioni a trasmissione sessuale in generale, nonché sul superamento dello stigma sociale che colpisce le persone in HIV o in AIDS. Campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte al personale medico e paramedico sul rapporto medico-paziente qualora si trovino davanti persone LGBTI. La promozione di presidi per effettuare il test dell’HIV, soprattutto con modalità adatte alla fascia giovane e giovanissima, oggi disinformata per colpa dello Stato sociale e lasciata in balia di un’educazione scarsa se non nulla sulla tematica delle Malattie Sessualmente Trasmissibili. Infine il miglioramento dell’assistenza alle persone che vivono in condizione di AIDS, soprattutto dal punto di vista domiciliare e degli altri servizi sociali.

Prima di essere attiviste LGBTI inoltre siamo state femministe, siamo femministe. Grazie ad associazioni e centri antiviolenza abbiamo imparato davvero cosa significa aiutare chi soffre solo per il proprio orientamento sessuale o il proprio genere. È dall’esperienza dei centri antiviolenza che abbiamo imparato l’accoglienza e il rispetto delle differenze; dai processi per stupro abbiamo imparato a difenderci dalla violenza sui corpi, dalla pericolosità del patriarcato; dal continuo ripetersi di femminicidi capiamo che il percorso verso l’abbattimento della differenza di genere, del malato maschilismo misogino, è ancora lungo.

Chiediamo la tutela di tutte le genitorialità presenti, non esiste una ed una sola famiglia, ci sono famiglie di ogni tipo basate sull’amore. Chiediamo che i nostri figli, presenti e futuri, vengano tutelati da uno Stato che non gli concede diritti. Chiediamo a gran voce l’adozione per tutti e per tutte.

La parola “disabilità” non deve avere un significato negativo. Un corpo che non rispetta una norma autoimposta non deve precludere l’autodeterminazione e la piena riuscita di una persona. Non devono esserci barriere fisiche e mentali che ostacolino gli individui.

In conclusione pensiamo che ognuno di noi dovrebbe fare passi verso la propria felicità, con i propri modi e tempi senza affrettare le cose. Il coming out non è solo per se stessi, è per tutti noi.

Ci siamo, siamo ovunque! E saremo con voi il 24 giugno, e ogni giorno in cui voi avrete bisogno di noi!