Documento Politico Lazio Pride 2018

INVERTIAMO LA ROTTA

documento politico Lazio Pride 2018

 

Il 14 luglio 2018 la comunità arcobaleno di Ostia e del Lazio porterà in piazza il proprio orgoglio, colorando Ostia, senza paura e con coraggio, per mostrare la propria fierezza.

Dopo anni di silenzio nel 2016 è partito il cammino del Lazio Pride, volto a dare voce e rappresentanza alla comunità LGBTI (Lesbiche, Gay, Bisex, Trans e Intersex) a Latina e nel Lazio. Pronta a raccogliere le istanze di chi è rimasto per molto tempo isolato, come in tante città del Lazio.

Da parte nostra, conosciamo bene quali difficoltà incontrano le persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali a vivere pacificamente la propria condizione all’interno di un contesto provinciale spesso bigotto e legato ad una obsoleta ed esclusiva visione di sessualità e famiglia.

La decisione di organizzare un Pride a Ostia si inserisce con le finalità dell’Onda Pride e con il perseguimento degli obiettivi dei Pride in Italia e all’estero, con la speranza che diventino la nuova frontiera del movimento LGBTI italiano: attenzione alle realtà locali, molto più sensibili all’odio omotransfobico e all’isolamento, creazione di una rete di supporto e scambio interregionale e di maggiore unità nel percorso verso l’acquisizione dei diritti, per il quale il Pride si qualifica come regionale sotto la dicitura di Lazio Pride.

Lo slogan.

Il Lazio Pride ha adottato lo slogan Invertiamo la rotta, concentrandosi sulle difficoltà specifiche del territorio di Ostia. Una realtà che nel corso degli ultimi anni è stata colpita da episodi che non sono degni del litorale romano. Mafia, criminalità, difficoltà incontrate da chi vive quotidianamente Ostia, oltre che territorio dove nel corso degli anni abbiamo registrato episodi di omofobia, non potevano farci restare in silenzia. Il nostro vuole essere un Pride della ripartenza, invertendo la rotta. Vogliamo regalare ad Ostia una speranza di cambiamento, impegnandoci nella lotta degli ultimi, di chi è spesso escluso, isolato, e da solo non ha la forza di alzare la voce.

 Chi siamo.

La popolazione LGBTI del Lazio è una delle più numerose d’Italia a livello regionale. Siamo oltre mezzo milione di persone che hanno voglia di esprimere la propria identità con coraggio e determinazione. Inseriti in qualsiasi contesto sociale, a Ostia, in provincia e nel resto del Lazio, siamo donne, uomini, trans e intersex che vogliono far sentire la propria voce.

Lesbiche, gay, bisex, trans, intersex, ma anche eterosessuali che sostengono la causa LGBTI. Siamo sieropositivi/e e siero coinvolti/e, siamo genitori LGBTI e figli di genitori LGBTI. Siamo coppie che lottano da anni per vedere riconosciuto il proprio legame affettivo fino al vincolo del matrimonio, senza che sia esclusivo solo per le persone eterosessuali. Siamo persone con il diritto di voler adottare e di veder riconosciuta la propria genitorialità. Siamo vittime di discriminazione e apparteniamo a qualsiasi classe sociale, trasversali e orgogliosi/e di quello che siamo.

Guardiamo e ci ispiriamo sempre verso il cambiamento, seguendo i passi degli attivisti e delle attiviste del movimento LGBTI internazionale ed italiano che in passato, partendo dai Moti di Stonewall, hanno dato la vita e voce alle nostre speranze.

Siamo contro il fascismo e ogni regime totalitario. Siamo antirazzisti. Siamo laici e laiche e combattiamo ogni giorno contro il sessismo.

Cosa vogliamo

I casi di violenza, fisica e verbale, di matrice omofobica sono in crescente aumento. Entriamo nelle scuole ogni giorno per sensibilizzare, per portare la cultura della diversità al nostro futuro. Miglioriamo le generazioni future educandole all’accettazione, all’empatia e all’amore. Questo non è abbastanza, deve essere emanata una legge che protegga dall’omofobia, dalla bifobia, dalla lesbofobia e dalla transfobia.

La paura del coming out non è una semplice paranoia, il prezzo sembra essere alto: perdita della famiglia, perdita del lavoro, perdita degli amici. Il coming out però non è questo. Coming out è vivere felicemente la propria vita alla luce del sole.

Abbattiamo i pregiudizi che negano a persone transessuali e transgender di vivere una vita serena. Chiediamo la possibilità e la semplificazione del procedimento di rettifica di attribuzione anagrafica di genere prima e oltre l’intervento chirurgico di riassegnazione dei caratteri sessuali, la possibilità di accesso anche per le persone transgender immigrate, la garanzia e la tutela dell’accesso al lavoro, la difesa e il contrasto da atti di violenza transfobica, il contrasto dello stereotipo negativo e dell’informazione distorta proposta dai media, l’estensione a tutte le università della possibilità del doppio libretto (carriera “Alias”) per le persone transgender per la tutela della privacy e della dignità e per la difesa dalle molestie morali già in fase di immatricolazione.

Libertà e rispetto dei corpi. Per le persone intersessuali chiediamo che vengano fermate le violenze medicalmente eseguite in tenera età e che l’individuo sia libero di autodeterminarsi, che la sua natura non sia limitata dall’imposizione di un concetto bigotto e repressivo che è il binarismo di genere.

Vogliamo l’attivazione di campagne di informazione sulle infezioni da HIV e sulle infezioni a trasmissione sessuale in generale, nonché sul superamento dello stigma sociale che colpisce le persone in HIV o in AIDS. Campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte al personale medico e paramedico sul rapporto medico-paziente qualora si trovino davanti persone LGBTI. La promozione di presidi per effettuare il test dell’HIV, soprattutto con modalità adatte alla fascia giovane e giovanissima, oggi disinformata per colpa dello Stato sociale e lasciata in balia di un’educazione scarsa se non nulla sulla tematica delle Malattie Sessualmente Trasmissibili. Infine il miglioramento dell’assistenza alle persone che vivono in condizione di AIDS, soprattutto dal punto di vista domiciliare e degli altri servizi sociali.

Prima di essere attiviste LGBTI siamo state femministe e siamo femministe. Grazie ad associazioni e centri antiviolenza abbiamo imparato davvero cosa significa aiutare chi soffre solo per il proprio orientamento sessuale o il proprio genere. È dall’esperienza dei centri antiviolenza che abbiamo imparato ad accogliere il rispetto delle differenze  a denunciare la violenza sulle donne.  L’istituzionalizzazione del maschilismo è l’attuazione di un  potere che cancella le donne. Abbiamo bisogno  di creare una cultura che contrasti e superi ogni forma di misoginia esistente, in ogni luogo della società. Dall’entrata in vigore della convenzione del consiglio d’Europa , sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, ottenuta grazie al reggiungimento delle dieci ratifiche prescritte, sono trascorsi tre anni, sei dall’approvazione del Comitato dei Ministri e dalla’apertura alla firma per i singoli stati e quasi cinque dalla ratifica italiana. Sul piano rivendicativo è fondamentale richiamare le forze politiche locali e nazionali ad un definizione comune di violenza di genere, per arrivare ad un quadro legislativo coerente capace di tutelare in modo omogeneo le donne all’interno dell’Ue. Chiediamo con forza che sia incentivata la lotta contro le mutilazioni genitali femminiliuna piena attuazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza,  affinché venga garantita la presenza di personale non obiettore nelle strutture pubbliche. Riteniamo urgente un intervento sulla legge 40, perchè venga garantito l’accesso alle donne single e/o in coppia alle tecniche di fecondazione assistita. In Italia, infine, le donne guadagnano 0,47 euro per ogni euro degli uomini: ilWorld economic forum (Wef)  colloca il nostro paese agli ultimi posti in Europa per parità retributiva. Chiediamo che il lavoro non discrimini le donne e che venga colmato il gender gap in termini di retribuzione, attraverso politiche economiche e sociali che restituiscano dignità al lavoro femminile. Chiediamo che la sanità pubblica sia accessibile a tutte le donne e che le realtà territoriali realizzino campagne di formazione del personale, medico e non, dei consultori e degli altri servizi, per tutelare donne lesbiche, bisessuali e transessuali

Chiediamo la tutela di tutte le genitorialità presenti, non esiste una ed una sola famiglia, ci sono famiglie di ogni tipo basate sull’amore. Chiediamo che i nostri figli, presenti e futuri, vengano tutelati da uno Stato che non gli concede diritti. Chiediamo a gran voce l’adozione per tutti e per tutte.

La parola “disabilità” non deve avere un significato negativo. Un corpo che non rispetta una norma autoimposta non deve precludere l’autodeterminazione e la piena riuscita di una persona. Non devono esserci barriere fisiche e mentali che ostacolino gli individui.

Siamo i rifugiati LGBT che ogni anno scappano dal proprio paese per trovare asilo nei paesi democratici. Siamo quelle persone LGBT che vivono ancora in paesi con pena di morte, pene carcerarie e pene corporali ancora in tanti e troppi paesi del mondo.

In conclusione pensiamo che ognuno di noi dovrebbe fare passi verso la propria felicità, con i propri modi e tempi senza affrettare le cose. Il coming out non è solo per se stessi, è per tutti noi.

Ci siamo, siamo ovunque! E saremo con voi il 14 luglio, e ogni giorno in cui voi avrete bisogno di noi!